Il nome deriva dal greco “arktos” che significa orso, forse in riferimento alle infruttescenze spinose e all’aspetto ispido delle piante che appartengono a questo genere; l’epiteto specifico deriva invece dal latino “lappare” che significa afferrare e indica la capacità delle infruttescenze di rimanere attaccate agli animali, ma anche alle vesti che le sfiorano.
La bardana è una pianta erbacea caratterizzata da un ciclo di vita biennale. Raggiunge i 3 metri di altezza, ha foglie grandi e alternate, pubescenti sulla parte inferiore e dotate di lunghi piccioli. Le radici sono carnose e possono raggiungere il metro di profondità. Il periodo di fioritura va da luglio a settembre e i fiori sono color viola, raggruppati in piccoli grappoli. L’infiorescenza si caratterizza per l’involucro composto da diverse brattee che all’estremità hanno degli uncini utilizzati per la dispersione dei semi. I frutti della bardana sono acheni, lunghi e compatti con piccole appendici piumose (pappo).
Una leggenda vuole che durante la notte di solstizio, lanciando i fiori di Bardana sulle spalle della persona amata senza essere visti, questa si legherebbe a colui o colei che li ha lanciati.
Trattamenti ad uso interno per la dermatite o affezioni infiammatorie dovute a tossicità cronica, in particolare eczema, psoriasi e piaghe. L’estratto fluido invece viene preparato per combattere l’acne o come trattamento per i capelli.
In cucina si mangiano diverse parti della bardana, i piccioli vengono fritti o lessati, le radici si possono mangiare crude in insalata oppure cotte assomigliano alle carote.